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Vaccino anti-covid 19: dall'efficacia agli eventi avversi. Il primario infettivologo Mazzola risponde alle domande più frequenti
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Vaccino anti-covid 19: dall'efficacia agli eventi avversi. Il primario infettivologo Mazzola risponde alle domande più frequenti

"Le iniziali perplessità di operatori sanitari e cittadini si stanno estinguendo. Adesso molti vogliono immunizzarsi" ha detto l'infettivologo

Redazione
05 Gennaio 2021 19:56

In questa fase iniziale di quella che sarà una poderosa campagna vaccinale di portata storica, emergono da più parti disparati quesiti provenienti da tutti gli strati culturali della popolazione. Abbiamo chiesto a Giovanni Mazzola, primario infettivologo all'ospedale sant'Elia di Caltanissetta, di rispondere alle domande più frequenti:

 

 

L'attuale vaccino che viene somministrato è efficace per quanto tempo e da quando?

Il vaccino ad RNA attualmente disponibile è un frammento di genoma virale per cui non può avvenire una replicazione del Sars-cov2  come invece avviene nel caso dei vaccini di virus vivi-attenuati (esempio morbillo) . Questo implica che la durata dell'immunoprotezione dalla Covid, in atto non ancora nota, sarà verosimilmente più simile a quella del vaccino anti influenzale (anch'esso inattivato) . I vaccini vivi-attenuati, al contrario, spesso conferiscono agli individui  un' immunità anche pluridecennale. Lo scenario di una vaccinazione annuale del coronavirus insieme al vaccino antinfluenzale è quindi probabile e realistico .

Riguardo alla domanda "da quando inizia l'immunoprotezione?": dallo studio registrativo del vaccino Pfizer-bcth , si evice una netta flessione della curva dei contagi nella popolazione vaccinata (rispetto ai controlli non vaccinati )  a partire dal 12° giorno dalla prima somministrazione.  Questo non vuol dire che bisogna ridurre l'uso dei dispositivi di protezione perché l'immunità completa avverrà soltanto a distanza di una  settimana dalla seconda dose di richiamo.

 

Quali sono gli effetti collaterali più frequenti ?

Dallo studio pubblicato su New England Journal of Medicine risultano più frequenti dolenzìa nella sede di inoculo,  febbricola , stanchezza, mal di testa e brividi in una percentuale di pazienti che va dal 10 al 51 % (maggiormente dopo la seconda dose e a distanza di 24-48 ore dalla somministrazione). Raramente questi disturbi necessitano di terapia sintomatica per esempio con paracetamolo .

 

Il vaccino può essere somministrato alle gravide e ai pazienti immunodepressi (per esempio in trattamento con farmaci biologici per tumori o altre malattie autoimmuni)?

Per quanto riguarda le gravide non ci sono dati certi in quanto questa popolazione di persone non è stata investigata negli studi clinici . Tuttavia esiste un "position paper" della società italiana di ginecologia che non esclude la possibilità di vaccinare trattandosi di vaccini ad RNA già sperimentati in altri casi . Tuttavia acquisire il consenso informato da parte della gravida è mandatorio e bisogna anche dire che in caso di malattia da COVID 19 non sembrano esserci particolari rischi aggiuntivi per la madre o per il feto alla nascita .

 Per quanto riguarda gli immunodepressi la discussione è analoga per cui bisogna valutare il rischio/beneficio che sicuramente in questo momento, considerata la probabilità di malattia grave da coronavirus , è a vantaggio del beneficio del vaccino in questa popolazione selezionata .

 

Sarebbe meglio attendere i vaccini tradizionali anziché rischiare con vaccini nuovi mai utilizzati prima?

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