Presunte violenze sessuali sul figlio: chiesta aggravante per un carabiniere di Gela dalla Procura
I legali della ex moglie hanno anche prodotto del materiale relativo ai legami del carabiniere con un frate sulla possibilità di una reciproca protezione
Si aggrava la posizione di un carabiniere di Gela in servizio in un'altra città dopo che la Procura di Gela ha chiesto l’aggravante per il reato di violenza sessuale di cui è accusato nei confronti del proprio figlio, poiché il piccolo, nel momento in cui sarebbero stati commessi i fatti contestati aveva meno di 10 anni. Qualora il tribunale dovesse esprimersi favorevolmente alla richiesta il processo si celebrerà dinanzi alla Corte d’Assise, così come previsto per i reati più gravi. Secondo l’accusa il militare dell’Arma avrebbe toccato il piccolo nelle parti intime e lo avrebbe fatto assistere al sesso telefonico con le sue fidanzate. Il piccolo, che ha raccontato tutto, sentito anche dagli assistenti sociali, è stato affidato alla madre (assistita dagli avvocati Eleanna Parasiliti e Giuseppe Messina) una professionista che una volta venuta a conoscenza del disagio del figlio ha sporto denuncia. Il processo è ancora alle battute iniziali ma il carabiniere è già imputato in altri due procedimenti: il primo per maltrattamenti nei confronti della mamma del bimbo, nonché ex moglie, e l’altro per accesso abusivo ai sistemi informatici delle forze dell’ordine. In quest’ultimo caso sarebbero stati proprio i superiori a denunciare la condotta del militare che sarebbe entrato abusivamente nel sistema informatico per cercare notizie sulla ex moglie e le persone vicine a quest’ultima. Pesantissime, nel corso dell’udienza, le testimonianze dei colleghi contro il carabiniere che avrebbe fatto accesso a quelle informazioni al solo fine di controllare la ex moglie. Il procedimento relativo alla violenza sessuale su minore riprenderà a gennaio. I legali della ex moglie hanno anche prodotto del materiale relativo ai legami del carabiniere con un frate sulla possibilità di una reciproca protezione.
Si aggrava la posizione di un carabiniere di Gela in servizio in un'altra città dopo che la Procura di Gela ha chiesto l'aggravante per il reato di violenza sessuale di cui è accusato nei confronti del proprio figlio, poiché il piccolo, nel momento in cui sarebbero stati commessi i fatti contestati aveva meno di 10 anni. Qualora il tribunale dovesse esprimersi favorevolmente alla richiesta il processo si celebrerà dinanzi alla Corte d'Assise, così come previsto per i reati più gravi. Secondo l'accusa il militare dell'Arma avrebbe toccato il piccolo nelle parti intime e lo avrebbe fatto assistere al sesso telefonico con le sue fidanzate. Il piccolo, che ha raccontato tutto, sentito anche dagli assistenti sociali, è stato affidato alla madre (assistita dagli avvocati Eleanna Parasiliti e Giuseppe Messina) una professionista che una volta venuta a conoscenza del disagio del figlio ha sporto denuncia.
Il processo è ancora alle battute iniziali ma il carabiniere è già imputato in altri due procedimenti: il primo per maltrattamenti nei confronti della mamma del bimbo, nonché ex moglie, e l'altro per accesso abusivo ai sistemi informatici delle forze dell'ordine. In quest'ultimo caso sarebbero stati proprio i superiori a denunciare la condotta del militare che sarebbe entrato abusivamente nel sistema informatico per cercare notizie sulla ex moglie e le persone vicine a quest'ultima. Pesantissime, nel corso dell'udienza, le testimonianze dei colleghi contro il carabiniere che avrebbe fatto accesso a quelle informazioni al solo fine di controllare la ex moglie. Il procedimento relativo alla violenza sessuale su minore riprenderà a gennaio. I legali della ex moglie hanno anche prodotto del materiale relativo ai legami del carabiniere con un frate sulla possibilità di una reciproca protezione.
Presunte violenze sessuali sul figlio: chiesta aggravante per un carabiniere di Gela dalla Procura