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L'addio al giornalista Stefano Gallo, il Vescovo: "Da lui raccogliamo l'eredità più bella. L'amore per la città"
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L'addio al giornalista Stefano Gallo, il Vescovo: "Da lui raccogliamo l'eredità più bella. L'amore per la città"

Ieri pomeriggio in Cattedrale sono stati celebrati i funerali del giornalista scomparso tragicamente il 10 maggio

Rita Cinardi
14 Maggio 2019 08:36

"Nella nostra città si può morire poveri ma con grande dignità". Così il vescovo Mario Russotto nella sua omelia nella celebrazione dei funerali di Stefano Gallo. In una Cattedrale gremita, alla presenza dei tantissimi amici del compianto giornalista e delle autorità, il vescovo lo ha ricordato con parole che hanno toccato il cuore di tutti. Tra Stefano Gallo e il vescovo vi era una profonda amicizia. Il giornalista amava ascoltare le omelie del vescovo e non mancava mai per le celebrazioni più importanti. Attorno al vescovo c'erano il vicario generale Don Pino La Placa, padre Gaetano Canalella, padre Giuseppe Alessi e padre Alessandro Giambra. "A nessuno Stefano - ha continuato il vescovo - permetteva di varcare la soglia della sua vita privata. Lui era amico e confidente di tanti ma pochi avevano accesso alla sua amicizia. Non perché Stefano non fosse uomo capace di relazioni ma perché non esponeva sé stesso, non esponeva la sua intimità a nessuno. Deviava anche da domande dirette. Stefano era un credente. A Pasqua ha fatto anche la comunione. Aveva una sua fede profonda e forse era proprio in forza di questa fede che riusciva sornione e ironico anche a sorridere dinanzi alle difficoltà. Stefano era un altruista per eccellenza. Non per nulla è stato tra i soci fondatori dell'associazione San Filippo Apostolo per accogliere gli albanesi che sono venuti nella nostra città. Era altruista e per questo amava la nostra città come pochissimi perché ne conosceva ogni angolo, ogni via, ogni vicenda. Aveva iniziato dal seguire la cronaca sportiva, viveva dentro le vicissitudini di questa città sempre informato perché cercava notizie, le prime notizie, non solo informazioni ma vissuti, dalla questura alla polizia municipale Stefano conosceva tutto e tutti di questa città. Ma c'erano due momenti della vita religiosa della nostra città che lo coinvolgevano, lo facevano sentire, pur nel frastuono, un protagonista solitario: la festa di San Michele e la Settimana Santa. A San Michele era molto legato non solo perché era il suo secondo nome ma perché era il patrono della città quasi un divino giudiziere. Stefano cercava giustizia tramite i suoi articoli e per questo provocava e attendeva sorridente le reazioni. La Settimana Santa erano i suoi giorni di vita. Al di là della sua ironia, della sua arguzia e della sua acutissima intelligenza Stefano in quella settimana respirava aria di fede. Vedeva la sua città, solitamente statica e immobile, diventare viva, coinvolgersi, appassionarsi. Ho visto Stefano l'ultima volta quattro giorni or sono a conclusione della festa di San Michele. Proprio al termine della processione. I nostri sguardi si sono incrociati come accadeva spesso. Un tacito abbraccio, un affetto espresso attraverso la carezza degli occhi. Stefano non voleva disturbare nessuno. Non voleva recare fastidio a nessuno. Lui così altruista e preoccupato degli altri non permetteva agli altri di occuparsi di lui. Se ne va uno dei giornalisti più amati della nostra città e più innamorati di questa città. Se ne va un maestro capace di inventarsi un pezzo anche sul quasi niente. Capace di scrivere un grande articolo sul popolo. Forse dovremmo riflettere in questa città un po' di più per amarla, per innamorarci, per uscire fuori dai nostri individualismi. Il signore si prende cura di lui certamente. Trovava la forza di lottare Stefano fino a quando c'era la sua mamma poi non ha avuto neanche questo sostegno. E in omaggio alla sua mamma continuava a comprare i dolcini la domenica quasi a volerne ricordare la presenza. Oggi celebriamo la memoria liturgica dell'apparizione della Madonna a Fatima. A lei, alla madre celeste, affidiamo il nostro amico e fratello Stefano perché possa continuare a scrivere pagine sulla misericordia e il perdono. E noi che siamo ancora navigatori nel tempestoso mare dell'esistenza cerchiamo di raccogliere l'eredità più bella che Stefano ci ha lasciato. Il suo amore per la città". Alla messa erano presenti diversi funzionari della questura, poliziotti in uniforme e tanti agenti che conoscevano bene Stefano Gallo. Per anni la questura è stata infatti una seconda casa. 

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