In questi giorni anche a Caltanissetta è arrivata l’eco della penalizzazione inflitta alla Juventus in seguito al cosiddetto «processo sportivo sulle plusvalenze»: i bianconeri sono una squadra molto seguita in città e anche i club dei tifosi locali, come in tutta Italia, hanno chiesto ai fan della squadra di disdire gli abbonamenti alle pay-tv in segno di protesta. Ma noi abbiamo voluto saperne un po’ di più e abbiamo interpellato l’avvocato nisseno Antonio Campione, esperto anche in Diritto Societario, per consentire ai nostri lettori di farsi le idee più chiare su questa vicenda. Avvocato, cosa sono le plusvalenze? «Nel Diritto Societario - la Juventus è una società per azioni e pure quotata in borsa - la plusvalenza è la differenza positiva tra il valore di una posta attiva che essa aveva quando è entrata nel patrimonio della società e il valore che essa ha quando viene ceduta o quando viene redatto il primo bilancio successivo all’acquisto». Cosa contestano i giudici sportivi alla Juventus? «I giudici sportivi contestano che queste plusvalenze – le quali ovviamente aumentano il valore della società – siano state aumentate in modo esagerato e non vero. Ricordiamo che i bilanci delle società di capitali, specie se quotate in borsa, come la Juventus, devono essere redatti secondo i principi di verità e prudenza sanciti dall’art. 2423 del Codice Civile». Qual è la sua posizione sul punto? I giudici sportivi hanno ragione o hanno torto? «Secondo me hanno torto, perché non è possibile attribuire un valore certo, quindi rispondente a quei principi che ho indicato nella precedente risposta, al valore dei calciatori acquistati e venduti, perché di calciatori si tratta». Ci può fare un esempio? «Certamente. Se una società compra un bene che ha un valore di mercato risultante dai listini e nel tempo questo valore aumenta perché così dicono i listini, la plusvalenza è certa e risponde al dettato normativo. Ma non c’è un criterio oggettivo e quindi certo per decidere se un calciatore vale più o meno di quando venne acquistato: basta una stagione agonistica di buon livello perché altre società si interessino al suo acquisto e offrano somme anche esagerate, facendo lievitare il costo del giocatore, ma non ci sarà mai un parametro ufficiale che dica il valore oggettivo di un calciatore». Quindi la penalizzazione è sbagliata? «Secondo me sì. Consideri anche che l’unica società punita è stata la Juventus, ma per realizzare una plusvalenza occorre essere almeno in due: c’è chi attribuisce un valore al calciatore e chi lo accetta. Quando ha acquistato Osimhen (calciatore nigeriano molto bravo e famoso), il Napoli ha pagato settanta milioni di euro, venti dei quali cedendo al Lille (la squadra francese che lo ha venduto) quattro calciatori, valutati appunto venti milioni, che oggi giocano in Serie D e uno si è addirittura ritirato e fa un altro lavoro. Tante società, italiane e straniere, fanno così. Eppure nessun giudice sportivo ha eccepito nulla». La Juventus ha impugnato la sentenza di penalizzazione… «La vicenda parte con un’assoluzione in primo grado. Successivamente la Procura Federale ha fatto la richiesta di revisione sulla base di elementi nuovi, che tuttavia nuovi non sembrano. In appello la società ha avuto questa penalizzazione e adesso sta impugnando la sentenza davanti al Collegio di Garanzia dello Sport, che però può valutare solo motivi di forma, cioè dire se i giudici hanno giudicato rispettando le regole o meno. In questo caso pare – ripeto: pare – che la richiesta di revisione sia stata fatta dopo la scadenza dei termini. Poi c’è la giustizia ordinaria, ma a questo punto il campionato potrebbe essere falsato, con danni enormi per la Juventus ma anche per il circuito mediatico, che sta ricevendo le disdette dei tifosi dalle pay-tv, che significa meno denaro per il calcio italiano». Quindi? «Aspettiamo, ma appare evidente che il calcio italiano ed europeo hanno necessità di regole più chiare e – se possiamo dirlo – di spendere meno, partendo proprio dalle squadre europee dei cosiddetti sceicchi che hanno fondi illimitati».
In questi giorni anche a Caltanissetta è arrivata l'eco della penalizzazione inflitta alla Juventus in seguito al cosiddetto «processo sportivo sulle plusvalenze»: i bianconeri sono una squadra molto seguita in città e anche i club dei tifosi locali, come in tutta Italia, hanno chiesto ai fan della squadra di disdire gli abbonamenti alle pay-tv in segno di protesta. Ma noi abbiamo voluto saperne un po' di più e abbiamo interpellato l'avvocato nisseno Antonio Campione, esperto anche in Diritto Societario, per consentire ai nostri lettori di farsi le idee più chiare su questa vicenda. Avvocato, cosa sono le plusvalenze? «Nel Diritto Societario - la Juventus è una società per azioni e pure quotata in borsa - la plusvalenza è la differenza positiva tra il valore di una posta attiva che essa aveva quando è entrata nel patrimonio della società e il valore che essa ha quando viene ceduta o quando viene redatto il primo bilancio successivo all'acquisto».
Cosa contestano i giudici sportivi alla Juventus? «I giudici sportivi contestano che queste plusvalenze - le quali ovviamente aumentano il valore della società - siano state aumentate in modo esagerato e non vero. Ricordiamo che i bilanci delle società di capitali, specie se quotate in borsa, come la Juventus, devono essere redatti secondo i principi di verità e prudenza sanciti dall'art. 2423 del Codice Civile». Qual è la sua posizione sul punto? I giudici sportivi hanno ragione o hanno torto? «Secondo me hanno torto, perché non è possibile attribuire un valore certo, quindi rispondente a quei principi che ho indicato nella precedente risposta, al valore dei calciatori acquistati e venduti, perché di calciatori si tratta».
Ci può fare un esempio? «Certamente. Se una società compra un bene che ha un valore di mercato risultante dai listini e nel tempo questo valore aumenta perché così dicono i listini, la plusvalenza è certa e risponde al dettato normativo. Ma non c'è un criterio oggettivo e quindi certo per decidere se un calciatore vale più o meno di quando venne acquistato: basta una stagione agonistica di buon livello perché altre società si interessino al suo acquisto e offrano somme anche esagerate, facendo lievitare il costo del giocatore, ma non ci sarà mai un parametro ufficiale che dica il valore oggettivo di un calciatore».
Quindi la penalizzazione è sbagliata? «Secondo me sì. Consideri anche che l'unica società punita è stata la Juventus, ma per realizzare una plusvalenza occorre essere almeno in due: c'è chi attribuisce un valore al calciatore e chi lo accetta. Quando ha acquistato Osimhen (calciatore nigeriano molto bravo e famoso), il Napoli ha pagato settanta milioni di euro, venti dei quali cedendo al Lille (la squadra francese che lo ha venduto) quattro calciatori, valutati appunto venti milioni, che oggi giocano in Serie D e uno si è addirittura ritirato e fa un altro lavoro. Tante società, italiane e straniere, fanno così. Eppure nessun giudice sportivo ha eccepito nulla».
La Juventus ha impugnato la sentenza di penalizzazione? «La vicenda parte con un'assoluzione in primo grado. Successivamente la Procura Federale ha fatto la richiesta di revisione sulla base di elementi nuovi, che tuttavia nuovi non sembrano. In appello la società ha avuto questa penalizzazione e adesso sta impugnando la sentenza davanti al Collegio di Garanzia dello Sport, che però può valutare solo motivi di forma, cioè dire se i giudici hanno giudicato rispettando le regole o meno. In questo caso pare - ripeto: pare - che la richiesta di revisione sia stata fatta dopo la scadenza dei termini. Poi c'è la giustizia ordinaria, ma a questo punto il campionato potrebbe essere falsato, con danni enormi per la Juventus ma anche per il circuito mediatico, che sta ricevendo le disdette dei tifosi dalle pay-tv, che significa meno denaro per il calcio italiano». Quindi? «Aspettiamo, ma appare evidente che il calcio italiano ed europeo hanno necessità di regole più chiare e - se possiamo dirlo - di spendere meno, partendo proprio dalle squadre europee dei cosiddetti sceicchi che hanno fondi illimitati».
Caso juventus, l'avvocato nisseno Campione: "Giudici sportivi hanno torto, il calciatore non ha un valore oggettivo"
Salvatore Lazzara
..che goduria leggere le considerazioni dell\\\'Avvocato Nisseno Antonio Campione, esperto anche in Diritto Societario. Ciò a prescindere dalle stesse considerazioni. Perchè è una \\\"...parte di me\\\" che dal polveroso Palmintelli e dai suoi angusti spogliatoi viene chiamato a dire la sua. Grazie Antonio.
Caso juventus, l'avvocato nisseno Campione: "Giudici sportivi hanno torto, il calciatore non ha un valore oggettivo"
Salvatore Lazzara
..che goduria leggere le considerazioni dell\\\'Avvocato Nisseno Antonio Campione, esperto anche in Diritto Societario. Ciò a prescindere dalle stesse considerazioni. Perchè è una \\\"...parte di me\\\" che dal polveroso Palmintelli e dai suoi angusti spogliatoi viene chiamato a dire la sua. Grazie Antonio.